Recensione

Quel gatto di Depero…

Recensione

Quel gatto di Depero…

E’ bastato un gatto a Milka Gozzer, per mettere assieme un romanzo che si legge tutto d’un fiato.

Va bene… il gatto era quello di Depero, e quindi uno pensa in prima battuta di essere trascinato in un turbine di eventi futuristi. Si, anche. Ma in realtà “il gatto di Depero” (che è appunto il titolo del libro) è un pretesto, un ottimo pretesto per raccontare, attraverso la vita del personaggio principale, tal Mario Nicoluzzi, un falegname che in effetti collaborò con Depero, uno spaccato della vita roveretana della prima metà del secolo scorso. Un gatto che Depero aveva ideato assieme ai vari personaggi de “I Balli Plastici”, uno spettacolo con le sue marionette di legno tenuto a Roma nella primavera del 1918. Ma poi, mentre gran parte di quelle marionette, finite le rappresentazioni, servirono a scaldare Depero e la moglie Rosetta nel freddo inverno del 1918/19, i disegni progettuali di quelle costruzioni in legno se li portò con sé, quando nel 1919 tornò a Rovereto ed aprì la sua Casa d’Arte Futurista. I Nicoluzzi, Mario, assieme al padre ed al fratello Italo, prima della guerra del 1914-18, avevano una falegnameria a Mori, falegnameria che, alla fine della guerra, quando tornarono dallo “sfollamento” in Austria, trovarono completamente distrutta e depredata.

Si doveva cominciare da zero, e dal momento che a Mori lavoro non ce n’era, si trasferirono a Rovereto, dove per via della ricostruzione vi era una certa richiesta di lavori di falegnameria. E si installarono in Via della Terra, non molto distanti dal laboratorio artistico di Depero dapprima in Via Vicenza, ma ben presto in Via Santa Maria. Depero, avuto notizia di questi validi falegnami, specie dell’abilità di Mario con il tornio, si presentò nella loro falegnameria chiedendo di realizzare dei “giocattoli futuristi”, dei quali portò i disegni. E di qui iniziò la loro conoscenza. Ma non si pensi che il romanzo sia tutto qui, con la storia dei rapporti di Depero con il Nicoluzzi.

C’è molto di più. C’è l’amore!  E come nei “Promessi sposi” Renzo ha Lucia, qui Mario Nicoluzzi ha invece Anna, ma c’è comunque anche una Lucia, che ha un ruolo decisivo in questa storia.

Questa Anna proviene da una valle del Trentino, dal Tesino. Così come i Nicoluzzi è venuta a Rovereto assieme alla sorella per lavorare come domestica presso una di quelle belle ville di benestanti che stanno sul Viale dei Colli. Ma galeotto fu il mercato di Piazza Erbe dove la giovane era inviata a prendere la verdura e attraverso il quale Mario passava per raggiungere il suo laboratorio in Via della Terra, e l’incontro fu fatale !  Mario un giorno l’aveva vista con un tipo losco che la strattonava… era intervenuto e l’aveva anche rincorso. Suo fratello Italo, poi, anziché rassicurarlo gli aveva detto che poteva essere uno di “quelli che procacciavano ragazze per una casa di appuntamenti che stava in via Lungo Leno”. Al che Mario si preoccupò tantissimo… ma poi si capì che quel tipo non aveva niente a che fare con quel postribolo.

E Lucia ? La Lucia di questa storia, invece, proveniva dalla “busa” (da Riva), era la figlia di un’amica della mamma del Mario Nicoluzzi e, guarda che caso, lavorava a servizio in casa Depero. E fu proprio lei l’involontaria responsabile di quanto accadde anni dopo tra Depero e il Mario. Perché tramite lei, e quel personaggio equivoco che aveva strattonato Anna (tal Marcello), e che ora si era invaghito di Lucia, un disegno di Depero, appunto quello del gatto, da casa Depero viaggiò e viaggiò finché giunse in casa Nicoluzzi dove Mario lo scambiò per un disegno del fratello Italo… e lo realizzò in legno e, infine, assieme al disegno lo mise in vetrina del loro laboratorio dove lo vide Depero e… apriti cielo! Depero lo accusa di aver rubato il disegno, e Mario risponde che lo ha fatto suo fratello Italo. Ma in realtà… Di più qui non si può dire per non togliere la suspence del libro.

Diciamo solo che da questo momento il romanzo della Gozzer assume i toni di una commedia degli errori, di una commedia Goldoniana, con continui colpi di scena. Il tutto sorretto da una scrittura scorrevole che scorre via frizzante come l’acqua di un ruscello.

Come va a finire?  Beh, anche qui non si può dire. Bisogna leggere il libro, e sarà una lettura unica.

Una lettura che affascinerà chi già conosceva Depero, perché il Depero che c’è qui non è solo l’artista, ma soprattutto l’uomo che deve lavorare, lavorare, lavorare. Ma sopratutto attorno a Depero girano una serie di personaggi che la Gozzer descrive a tutto tondo e che sono la vera spina dorsale del libro.

Alla fine, il capo e la coda del romanzo poggiano su due drammi: quello di un artigiano e la sua famiglia costretti all’esilio, e quello di un grande artista che se ne va in punta di piedi, muore isolato e quasi ridotto alla fame. Per non parlare dell’emarginazione, e delle vicende con la censura che la sua arte ha dovuto subire, e che la Gozzer ci racconta.

Leggere, per credere.

Il libro è disponibile in libreria ed anche sulla piattaforma Amazon, sia in forma cartacea che digitale.