Depero e…
Depero e le matite
Depero e…
Depero e le matite
«Ricevetti nel 1926 una lettera da una Casa di Milano con la quale mi si ordinava di eseguire alcuni bozzetti per cartelli di matite. Finalmente ne creai quattro: Fabbrica di matite, L’animale-matita, L’uomo-matita e Fascio di matite colorate. Avevo impellente bisogno di denaro, e per la prima volta rifiutai un assegno che ritenni di umiliante compenso ai miei meriti.
Dopo qualche tempo offersi tali bozzetti a un’altra Casa milanese.
Combinai un ordine di 100.000 cartoline e si eseguirono le bozze colorate. La ditta mostrò tali bozze a chissà quali loro clienti di provincia e probabilmente non piacquero. L’ordine fu sospeso. Le spese furono rimborsate e il lavoro andò in fumo.
Per vari mesi giacquero sotto vetro a Milano. Parteciparono a varie esposizioni e quindi li passai ad un editore. Per mezzo suo viaggiarono per varie città italiane senza alcun risultato.
Nel settembre del 1928 salparono con me sull’Augustus. Giunti a New York conobbero le vetrine della Fifth Avenue; le Gallerie di Madison Avenue e Park Avenue. Conobbero le officine dell’American Lead Pencil Co. in Hobocken. Nel momento che scrivo splendono la loro originalità nella mia sesta mostra a New York, all’Advertising Club in Park Avenue».
da: Fortunato Depero nelle opere e nella vita (autobiografia), Trento, 1940
Questa bella storia, con le parole di Depero stesso, ci fa comprendere due aspetti della sua arte.
Da una parte il fatto che spesso le sue ideazioni sono ‘troppo avanti’ rispetto al gusto dei suoi contemporanei. Bocciate a Milano nel 1926 e invece vendute a New York nel 1929. Si tratta di ben tre anni che in Pubblicità sono un tempo enorme.
Il secondo aspetto, che in Depero spesso si è verificato, è quello che io a suo tempo avevo definito “l’idea riciclata”, cioè del come Depero non butti mai via nulla, del come egli ritenesse sempre valide, quindi non superate, idee anche di tre-quattro-cinque anni prima. Un esempio a questo proposito è il pupazzo del Campari, la costruzione in legno rossa (vedi “Depero e Campari”). Ebbene, questa figurazione fu concepita da Depero verso il 1923 e proposta quale cartello per il “Tamarindo Erba”: bocciata. Riproposta alla Campari nel 1926 quale pupazzo da collocare sopra ai distributori di Bitter: approvata e realizzata. Riproposta a New York nel 1930 quale copertina per “Vanity Fair”: bocciata.
Ed esempi ve ne sarebbero tanti…
Ma soffermiamoci per ora su questa storia delle matite proprio perché ce l’ha raccontata lo stesso Depero.